INAUGURAZIONE DELL’ ANNO GIUDIZIARIO
L’Aquila, 26 gennaio 2008

L’ INTERVENTO DEL CONSIGLIERE NAZIONALE FORENSE

Signor Presidente, Signor Procuratore generale, Signori Colleghi, Signore e Signori

porgo a Loro e a tutti gli intervenuti il deferente saluto del Consiglio Nazionale Forense e il mio personale.
I dati or ora declinati dal Primo Presidente riflettono una situazione della amministrazione della giustizia forse leggermente migliorata rispetto agli anni passati, ma certamente insoddisfacente:

insoddisfacente per i cittadini, che attendono dalla giustizia togata – più che non da quella onoraria (istituita per ragioni contingenti ed ora destinata ad essere incorporata organicamente nelle file della magistratura) – di veder accolte, se fondate, le loro ragioni, e così poter esercitare un diritto costituzionalmente garantito non solo dall’ art.24 della Costituzione repubblicana, ma ormai anche dall’art.47 della Carta dei diritti fondamentali dell’ Unione europea, siglata a Nizza sotto forma di documento politico nel dicembre del 2000 e riconfermata , con effetti giuridicamente vincolanti quale parte integrante del Trattato costituzionale dal Parlamento di Strasburgo nello scorso settembre, e pure dall’art.6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’ uomo e delle libertà fondamentali, la cui Corte tante volte ha condannato il nostro Paese per le disfunzioni legate alla durata dei processi. L’insoddisfazione investe anche gli operatori economici, che vorrebbero avere certezza del diritto per poter effettuare i loro investimenti senza accollarsi il “rischio derivante dalla crisi “ e tutelare così i loro crediti e ridurre il costo dei servizi legali; investe gli avvocati, che nel loro diuturno lavoro avvertono tutto il peso, frustrante e defatigante, di un sistema che appare sempre più in affanno; appare umiliante altresì per magistrati, per i cancellieri e il personale che si prodigano per migliorare la situazione senza vedere immediati confortanti risultati.

In riferimento anche all’attività della Corte di Cassazione, il Consiglio nazionale Forense si è occupato della semplificazione dei riti, apprezzando i primi, timidi tentativi dell’impiego di strumenti informatici che, anche a livello di distretto della Corte di Appello hanno semplificato i sistemi di accesso alle Cancellerie, agevolando sensibilmente il lavoro degli avvocati e delle Cancellerie.

Abbiamo più volte sottolineato che la semplificazione dei riti gioverebbe al funzionamento della macchina della giustizia, che un intervento legislativo dirimente potrebbe definitivamente chiarire il confine tra la giurisdizione ordinaria e quella amministrativa, raggiunto faticosamente in via interpretativa ma, proprio per questo, esposto a ripensamenti e ad incertezze.

Senza parlare dell’annosa questione della ripartizione del carico di lavoro tra tribunali di grandi dimensioni e c.d. tribunali minori, questione che erroneamente prescinde dalla considerazione che il tribunale, e quindi l’ordine degli avvocati ad esso collegato, nei piccoli centri funziona da presidio della sicurezza, della legalità e dell’accesso alla giustizia.La ripartizione dei costi e del lavoro si può studiare ricorrendo ad altri criteri che non siano quello della soppressione delle sedi. La funzione della giustizia è vitale per la società civile e per il sistema economico ed è in ogni caso una delle funzioni essenziali dello Stato, in quanto tale, e non può essere accollata ai Comuni, come qualche volta si sente proporre.

Nell’ambito delle sue competenze istituzionali il CNF, che si è rinnovato nel luglio scorso ed ha messo a punto un programma intenso e ambizioso per la consiliatura del triennio 2007-2010, ha riavviato la collaborazione con il Consiglio Superiore della Magistratura per verificare le possibilità di un comune programma di lavoro al fine di migliorare con iniziative condivise l’organizzazione della giustizia.

I temi sono noti, così come la diagnosi; è venuto ormai il momento di lavorare in modo costruttivo sulle terapie.

Preso atto del testo della riforma dell’ordinamento giudiziario che ha escluso la competenza degli Avvocati che fanno parte dei consigli giudiziari ad esprimere il giudizio sulle capacità professionali dei magistrati, ma fortunatamente ha conservato la presenza del CNF nel consiglio giudiziario della Corte di Cassazione, nell’incontro che il CNF ha tenuto con le Commissioni competenti del CSM si sono predisposte le basi per una fruttuosa collaborazione:

si è convenuto, con riguardo alla tematica delle incompatibilità, che il CNF raccoglierà dati e informazioni sulla situazione delle incompatibilità nei singoli distretti; si è convenuto, quanto alla registrazione degli altri problemi afferenti il funzionamento della macchina della giustizia, che il CNF riceverà dai distretti ogni esposto, denuncia, segnalazione, che i distretti vorranno inviare, al fine di rendere la giustizia amministrata in lodo più trasparente e corretta, e li trasmetterà al CSM;

si è convenuto ancora di esaminare e discutere insieme i risultati della raccolta di dati che il CNF sta predisponendo per verificare – nell’ottica dell’esercizio della professione legale – la situazione effettiva della giustizia in ogni località del Paese;
al fine di preparare questa documentazione il CNF ha inviato a tutti gli Ordini un questionario relativo alla amministrazione della giustizia ; saranno acquisite informazioni sulle carenze del personale magistratuale e ausiliario, sull’andamento delle sezioni stralcio, sui tempi dei procedimenti ( date dei rinvii, date di deposito delle sentenze e date di scioglimento delle riserve) nonché sulla adeguatezza della trattazione delle cause.

L’attuale situazione si presta anche a odiose strumentalizzazioni: i rapporti annuali della Banca Mondiale degli Investimenti non cessano di additare i Paesi di civil law e in particolare quelli, come il nostro, nel quale la durata dei procedimenti è estremamente lunga comparata con altre esperienze – in particolare con quelle dei Paesi di common law- come aree geografiche “ a rischio” e quindi tende a convogliare gli investimenti in altre direzioni.

E’ singolare notare come queste tesi, sostenute da astruse e vaghe teorie di economisti di grido, siano tutt’altro che documentate, e quindi scientificamente non attendibili, e tuttavia sono accolte con fervore anche da alcune istituzioni italiane e si prestano a denigrare senza ragione i professionisti del diritto.

Non corrette sono anche quelle valutazioni, di cui si appropriano avidamente i mass media, che enfatizzano i costi dei servizi legali per le imprese e ne addossano le colpe alla categoria forense: nel corso di un seminario del CNF a cui hanno partecipato esponenti delle istituzioni, rappresentanti delle imprese e dei consumatori, abbiamo potuto chiarire molti equivoci e imbastire un piano di ricerca, di raccolta e scambio di informazioni, ma anche di propositi diretti a far sì che emerga in tutta la sua corretta e concreta evidenza l’apporto che l’ Avvocatura dà alla analisi dei rapporti economici, alla loro organizzazione e alla loro attuazione. Nel frattempo abbiamo avviato un lavoro di semplificazione dei criteri di determinazione delle tariffe tale da rendere indifferente il compenso dell’avvocato rispetto ai tempi della causa; questo progetto sarà discusso con i competenti uffici del Ministero della Giustizia in modo da poter pervenire ad una risposta concreta alle attese dei cittadini e degli operatori economici. Sotto questo profilo posso assicurare che il CNF è sempre stato scrupoloso nell’applicare le regole del codice deontologico che prevedono sanzioni per l’avvocato che moltiplica senza necessità i procedimenti e non si applica solertemente alla loro conclusione, così come nel controllare che la retribuzione del compenso sia proporzionata all’ attività svolta, anche se la parziale liberalizzazione del patto di quota lite non ha giovato affatto ai consumatori ed ha minato alla base il principio di autonomia dell’avvocato rispetto al suo cliente, convertendolo in una perniciosa associazione di interessi.

Il CNF ha anche approvato un regolamento di aggiornamento professionale permanente che, in collaborazione con gli Ordini, consentirà agli avvocati di elevare le qualità della prestazione, offrendo quindi un servizio più adeguato alle esigenze di un mercato sempre più sofisticato e complesso.

Ma una cosa è certa: non si risolve la crisi della giustizia con meri palliativi o imponendo per legge termini di durata astratti, introducendo sbarramenti e decadenze, incidendo sulle procedure. Non è il testo processuale che richiede modifiche – salva, certamente, la semplificazione dei riti – quanto la macchina in sé che richiede un intero ripensamento, oltre che adeguati mezzi in termini di risorse umane e finanziarie. Di qui il favore che il CNF ha sempre manifestato verso le iniziative atte ad introdurre un esteso processo telematico, di cui ora stiamo seguendo l’organizzazione in collaborazione con il Ministero della Giustizia.

L’ introduzione delle azioni collettive promosse dagli organismi rappresentativi di interessi collettivi costituirà un ulteriore aggravio della macchina della giustizia, e, attesa la delicatezza della materia, e la complessità del modello adottato, sarà necessario che tutte le componenti del mondo giudiziario – gli avvocati in prima linea – diano il loro contributo perché questo strumento processuale sia utilizzato nel modo più corretto e proficuo. Abbiamo apprezzato finalmente che alla categoria degli avvocati sia stata riservata, in questo testo, l’attenzione che essa merita nell’ambito della organizzazione della giustizia, quanto meno per la fase della conciliazione.

A questo riguardo, in ossequio alle numerose direttive comunitarie che spronano i Paesi Membri a dotarsi di organismi di conciliazione e a risolvere in via amichevole le controversie tra imprenditori o tra imprenditori e consumatori, abbiamo invitato gli Ordini forensi che già non vi avessero provveduto, a costituire Camere arbitrali e di conciliazione, e abbiamo avviato, con la Scuola Superiore dell’ Avvocatura , corsi per la formazione dei conciliatori.

Il CNF ha sempre offerto collaborazione alle istituzioni per la redazione di testi legislativi e per la loro corretta interpretazione; dei più rilevanti ha seguito l’iter spesso complesso e convulso,ed è sempre pronto a collaborare alla redazione di provvedimenti che possano contribuire allo sviluppo economico del Paese anche attraverso una solerte ed efficace amministrazione delle liti e pure mediante la introduzione di rimedi rivolti alla loro prevenzione.
E’ con questi accenti di solidarietà e collaborazione, con la Magistratura e con il legislatore, che vorrei concludere il mio intervento.

L’Avvocatura è parte essenziale ed insopprimibile del sistema di amministrazione della giustizia: lo è in modo strutturale, immodificabile, irreversibile. Vorrei richiamare alla memoria un passo della relazione che Piero Calamandrei, il grande Maestro di diritto e di etica, fece agli studenti iscritti all’ Azione cattolica il 21 gennaio 1940. La seconda guerra mondiale era alle porte; era dunque uno dei momenti tragici che ha passato il nostro Paese, momenti dai quali con forza morale e grandi sacrifici ha saputo estrarsi con onore. Diceva Calamandrei in questo discorso intitolato “Fede nel diritto”:
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Mi è grato, signor Presidente, Signori Magistrati, Signori Avvocati, , assicurare loro il più alto impegno del Consiglio Nazionale Forense e mio personale che il fine di migliorare il sistema della Giustizia e rendere più efficiente la tutela dei diritti e degli interessi del cittadino sia raggiunto nella collaborazione solidale delle istituzioni.

Avv. Lucio Del Paggio